A proposito di social network, ho la fortuna di conoscere molto bene una talentuosa scrittrice, Valeria Pecora, classe 1982 che, con il suo ultimo romanzo “Mimma”, ha vinto il premio Antonio Gramsci 2017 e quello Giacomo Matteotti 2018, quest’ultimo indetto della presidenza del consiglio. Ho pensato di intervistarla in relazione al suo rapporto con i social media. Anzi, per dirla tutta, ho suddiviso l’intervista in due parti: la prima sul mestiere di scrivere, la seconda sui social network.
Io sto molto attenta a quello che scrivo sui social. Credo che il pericolo più grande sia l’impulsività: il fatto di interagire in un mondo social, solo apparentemente senza filtri, porta le persone a scrivere talvolta cose spiacevoli.
PRIMA PARTE: IL MESTIERE DI SCRIVERE
Buongiorno Valeria Grazie per avermi concesso questa intervista. Inizio subito col chiederti, come ti sei avvicinata alla scrittura?
Buongiorno Martina, grazie a te per questa intervista. Mi sono avvicinata alla scrittura da qualche anno ma ho sempre coltivato, fin da bambina, un grandissimo amore per la lettura e per i libri. Ho iniziato a scrivere per buttare giù le mie riflessioni su carta e poi sui social. Il salto che mi ha portato a scrivere il primo romanzo l’ho fatto dopo i 30 anni, nel 2015 è stato pubblicato Le cose migliori.
Hai qualche nuova storia in cantiere?
Sì, ho un romanzo pronto, terminato da poco e spero riesca a trovare la pubblicazione che desidero. Intanto sto progettando di scrivere un nuovo romanzo su una storia vera, incredibile e potentissima a livello emotivo.
Come nasce un romanzo?
Dipende, ogni volta è un’avventura diversa e forse proprio per questo è così meraviglioso scrivere. Per esempio il romanzo che ho terminato da poco è nato da una mostra fotografica che mi colpì moltissimo e fu in quel momento che decisi di voler scrivere di quell’argomento. Il prossimo romanzo che vorrei scrivere nasce invece dall’incontro con una donna speciale. Ogni volta la scintilla si accende da situazioni e stimoli diversi.
Come si sviluppa un’idea?
Dopo che ho focalizzato il tema che vorrei raccontare, di solito procedo con la fase di ricerca e di studio ma il mio modo di scrivere è disordinato, caotico. Spesso altre idee e altri temi si aggiungono in corso d’opera. In ogni caso procedo sempre a informarmi, a studiare il tema e a intervistare le persone esperte. Amo ascoltare e raccontare le storie vere.
Qual è il segreto per dare corpo, in questo caso parole, a un progetto?
La curiosità, l’entusiasmo, la determinazione. Sembrano elementi poetici ma in realtà per me è questo il segreto per scrivere: un tema deve incuriosirmi talmente tanto da entusiasmarmi e volerne parlare con determinazione.
SECONDA PARTE: I SOCIAL MEDIA
In che modo i social network incidono sul tuo lavoro o meglio sulla tua immagine pubblica?
I social network sono un mezzo potentissimo per me e per la mia attività di scrittrice. I lettori mi seguono, mi piace utilizzare i social al meglio, parlare di me come persona e non solo come autrice. Ai lettori, alle persone piace l’umanità e la verità anche in questo tipo di narrazione.
Come li utilizzi? Hai un profilo privato? Una pagina?
Ho un profilo privato e una pagina autrice su Facebook e cerco di aggiornarli in contemporanea (anche se a volte non sempre riesco e allora utilizzo il profilo privato perché risulta quello più seguito). Gestisco anche un account Instagram.
Alla luce della tua esperienza, quali sono gli errori che un professionista può correre esponendosi su un social network e in che modo può tutelare la sua professione?
Io sto molto attenta a quello che scrivo sui social. Credo che il pericolo più grande sia l’impulsività: il fatto di interagire in un mondo social, solo apparentemente senza filtri, porta le persone a scrivere talvolta cose spiacevoli. Oppure a sentenziare e commentare ogni fatto di cronaca, questo io lo trovo fuorviante e pericoloso. Si diventa tuttologi con il rischio di fare analisi spesso superficiali e inesatte. Io porto avanti determinate battaglie: la precarietà lavorativa, il diritto al lavoro, i diritti dei malati. Sono realtà che però vivo tutti i giorni e di cui parlo con cognizione di causa. Non metto bocca su argomenti molto delicati (non perché non ci rifletta) ma perché scriverlo sui social significa dare molta più visibilità alle idee anche in modo pericoloso. Il faccia a faccia resta comunque la modalità di dialogo che preferisco.
In che modo promuovi i tuoi libri e quali sono i veicoli più importanti per diffondere il tuo lavoro? Che ruolo hanno i social network all’interno di questo progetto promozionale?
In entrambe le pagine social (profilo privato e pagina autrice di Facebook) pubblicizzo gli eventi a cui partecipo, i festival, le presentazioni a cui prendo parte. Gioco in maniera leggera sfoggiando i miei outfit prima delle presentazioni. Credo che mischiare ironia e profondità, leggerezza e serietà sia il modo migliore per attirare anche nuovi potenziali lettori. Che palle se parlassi con pesantezza solo dei miei libri. No, amo sfruttare al meglio questi mezzi potenti e spessissimo consiglio anche i libri di altri autori e autrici o prendo parte agli eventi in qualità di moderatrice. In questo modo ti fai sempre promozione ma offri altri aspetti di te come per esempio quello di lettrice. Oltre alla comunicazione social io penso che per uno scrittore la comunicazione più importante consista nel farsi conoscere quindi mi sposto moltissimo e ho all’attivo più di 40 presentazioni del mio ultimo romanzo. Girare e farsi conoscere, questo resta per me il passaparola migliore e più forte.
Ti chiedo infine un consiglio rivolto a professionisti e aziende per la gestione dei social network.
Siate chiari, concisi e sempre veri. La spontaneità e l’amore per quello che si fa vengono premiati.
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